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Autore: Guido Guidi

Sette giorni di “Tempo” – 5/11 Dicembre 2012

di Luigi Mariani e Guido Guidi

Commento

Nel periodo di riferimento (5-11 dicembre 2012), l’intero comparto europeo e quindi anche l’area mediterranea sono state interessate da una massa d’aria polare marittima, per effetto di una circolazione in quota caratterizzata ancora da valori dell’indice zonale piuttosto bassi, con persistenza in territorio negativo tanto dell’indice AO quanto di quello NAO.

Ne è risultata una circolazione media dominata da due centri d’azione: un robusto promontorio in area atlantica, esteso dalle latitudini tropicali all’Islanda e una vasta depressione centrata sul Mar Baltico.

Ad una prima fase caratterizzata da un flusso nord-occidentale ad elevato gradiente con passaggio di più impulsi freddi, sul mediterraneo centrale e quindi anche sull’Italia, è seguita una circolazione con componente meridiana ancora più elevata, correnti che hanno pilotato una depressione polare attraverso l’Europa centrale fin sul nostro territorio. A tale depressione ed al suo contributo di aria artica marittima, si devono attribuire le nevicate da deboli a moderate osservate nel periodo.

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Abracadabra

Lo scorso 29 novembre Roberto Vacca ha affibbiato l’etichetta (motivandola) di “wishful thinking” (pensiero distorto per confermare desideri di eventi improbabili), alla proiezione del World Energy Outlook dell’IEA in cui, tra le altre cose, si prospetta un ricorso alle risorse rinnovabili pari al 33% del fabbisogno globale per il 2035.

Qualche giorno fa è uscito su Science Daily il commento ad uno studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato sul Journal of Power Sources con questo titolo:

Cost-minimized combinations of wind power, solar power and electrochemical storage, powering the grid up to 99.9% of the time

Ci vogliono quasi 40 dollari per leggere il lavoro, per cui, dati i tempi di magra, per ora ci dobbiamo accontentare di quanto riportato su SD. E pare proprio che il wishful thinking continui, perché il limite temporale è addirittura più breve di quello prospettato dall’IEA, si parla del 2030, ma le mirabilie delle risorse rinnovabili sarebbero triplicate. Il segreto sarebbe nell’uso di reti interconnesse su ampia scala spaziale – nella fattispecie il modello impiegato lavora su di un’area che copre circa 1/5 del fabbisogno energetico degli USA – nel mix di risorse rinnovabili impiegato – eolico off-shore, eolico sulla terraferma e fotovoltaico – ma, soprattutto, in una acquisita capacità di immagazzinamento dell’energia che può essere ricavata dalle fonti rinnovabili, per loro natura fonti discontinuee, in batterie o in celle a combustibile, cioè serbatoi di idrogeno.

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Roma: venerdì 14 dicembre Seminario e Mostra bibliografica storica su “Fertilità del suolo e Fertilizzanti”

Ricevo dall’amico Luigi Iafrate il comunicato stampa e la locandina di questo evento. Trovate tutto di seguito. gg [info] Il CRA-RPS, ossia il Centro di…

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Ricevuto da un lettore – Il dissesto idrogeologico

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Giuseppe Gisotti, geologo, mi ha mandato la copertina del suo libro insieme ad una breve nota che ne riassume i contenuti alla quale, con il suo permesso,  ho aggiunto alcune considerazioni in ordine al fattore meteorlogico.

Buona lettura.

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Dissesto Idrogeologico

di Giuseppe Gisotti

Abbiamo ottimi ingegneri, geologi, architetti, agronomi, progettisti e pianificatori, ma ciò non impedisce lo squallore di tante costruzioni, di tanti quartieri urbani, lo sconquasso del paesaggio, il dissesto idrogeologico con frane, alluvioni, subsidenza artificiale, ecc.; il disordine urbano e territoriale è sotto i nostri occhi.
Cosa fare? Cosa suggerire?
Bisogna abbandonare il concetto dello sviluppo per lo sviluppo, della crescita solo economica e abbracciare il concetto della sicurezza e della bellezza innanzi tutto. Rifacciamoci a Vitruvio, il quale diceva che i parametri fondamentali dell’architettura erano la firmitas, la utilitas e la venustas, cioè  la struttura statica, ossia la sicurezza, la funzionalità e l’estetica, ossia la bellezza.
Noi discutiamo di eventi che mietono vittime, provocano danni gravissimi, processi che si ripresentano quasi regolarmente e colpiscono spesso gli stessi luoghi. Eppure si fa poco per prevenirli, per evitarli, o almeno per limitare il numero delle vittime e i danni più gravi.
Perché? Si parla da molto tempo, specialmente dall’alluvione del 1966, di investire più risorse economiche nella prevenzione e riduzione del rischio, ma queste risorse sono sempre insufficienti, come faceva rilevare la Commissione De Marchi nei primi anni ’70.

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Uragani più intensi? Sì, no, forse…

Venerdì scorso, puntuale come un orologio svizzero, la NOAA ha emesso un consuntivo per la stagione degli uragani 2012, stagione che, per convenzione, per il comparto atlantico si apre il 1 giugno e si chiude il 30 novembre. Meno puntuali sono stati invece gli uragani, dal momento che l’attività è iniziata anomalmente con un certo anticipo e si sta chiudendo con un altro disturbo in area atlantica piuttosto ben organizzato. Qui sotto un video molto interessante da youtube che contiene l’animazione dell’intera stagione.

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Fuori tema ma non troppo

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Un po’ perché comincia dividendo il mondo in ottimisti e pessimisti, come spesso facciamo scherzando ma fino a un certo punto tra meteorologi. Un po’ perché quella di Annalena Benini è una penna spettacolare. Ma, soprattutto, perché i personaggi oggetto del suo articolo pubblicato sabato su Il Foglio affollano davvero tutte le categorie compresa quella di chi dibatte in materia di meteo, clima e affini.

Quante volte infatti ci è capitato di pensare che il nostro interlocutore “credente”…o, viceversa, quante volte avranno pensato di noi “scettici” che siamo…beh, lasciamocelo dire da lei.

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Sette giorni di “Tempo” – 21/27 novembre 2012

di Luigi Mariani e Guido Guidi

Sperando di far cosa gradita e invitandovi a prendere parte alla discussione anche con consigli circa la struttura ed i contenuti, ci cimentiamo da oggi in una nuova rubrica che ci vedrà impegnati in un commento settimanale sull’evoluzione dello stato del tempo sul nostro Paese realizzato “a bocce ferme” e che dovrebbe idealmente comporsi di due parti:

  • analisi circolatoria a macro e mesoscala e del conseguente andamento delle temperature al suolo e delle precipitazioni
  • eventuali commenti su altri effetti al suolo (stato delle riserve idriche, fenologia dei vegetali, ecc.).

Commento

Il periodo di riferimento (21-27 novembre 2012) si è aperto sull’area Euro-Atlantica con un pattern circolatorio a macroscala caratterizzato da valori piuttosto elevati dell’indice zonale associati ad una stormtrack bassa di latitudine, come testimoniato dalla neutralità dell’indice AO e dai valori lievemente negativi dell’indice NAO.

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