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Autore: Guido Guidi

La serie spaziale di Fibonacci

Questa l’ho trovata su Tallbloke, blog climatico spesso ricco di spunti interessanti. So che piacerà a molti lettori di CM che magari vorranno mettersi alla prova per approfondire. L’autore del post su Tallbloke, già scritto quasi in forma di pubblicazione scientifica, si ripropone di sistemarlo ulteriormente e proporlo a qualche rivista specializzata.

Da Wikipedia:

 

La successione di Fibonacci è una successione in sequenza di numeri interi naturali ciascun numero della quale è il risultato della somma dei due precedenti. La successione si definisce matematicamente assegnando i valori dei due primi termini,F0:= 0 ed F1:= 1, e chiedendo che per ogni successivo sia Fn := Fn-1 + Fn-2 con n>1.

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Chi ci salverà dall’alta pressione?

Solito barbosissimo disclaimer: questa non è una previsione del tempo; e tantomeno è una diagnosi medica, nel qual caso avrei piuttosto scritto pressione alta 🙂

 

E’ una semplice riflessione nata dalla combinazione di due letture. Ieri sera ho ricevuto su una newsletter il link ad un articolo uscito su Lettera 43 in cui si parla del prepotente ritorno all’utilizzo del carbone che la UE sta vedendo negli ultimi tempi. La voglia (tutta da dimostrare) di affrancarsi dall’uso dell’energia nucleare dei paesi che la sfruttano e il boom del gas estratto dagli scisti negli Stati Uniti che ha prodotto un sensibile abbassamento del prezzo del carbone, stanno appunto regalando a questa risorsa energetica una seconda giovinezza. Più 26% nella totalità dell’Unione, con l’Inghilterra che guida questa speciale classifica con una percentuale bulgara: più 73%.

 

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Aerosol: poca trasparenza e molta supponenza

Cina sì, Cina no. India idem. I grandi novelli inquinatori del Pianeta d’ora in poi avranno un grattacapo in meno. Dopo aver imparato a puntino la lezione dal mondo occidentale che li ha preceduti nella corsa al progresso, ora respirano l’aria mefitica che deriva dalle attività industriali, ma almeno non possono essere accusati di concorso di colpa in termini climatici. Vediamo perché.

 

Spunta fuori un nuvo studio condotto da un team della Colorado University circa l’impatto degli aerosol sulle dinamiche del clima negli ultimi dieci anni. L’obbiettivo è quello di cercare di capire perché nonostante il global warming ci sia non si riesca a vederlo, cioè capire perché le temperature abbiano smesso di crescere da tre lustri e oltre, mentre noi continuiamo ad emettere CO2 facendoci beffe di conoscenze da molti ritenute ormai acquisite.

 

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Giappone: Cinque metri di neve. BBC: è il Global Warming?

 

Ho visto il video qui sopra la prima volta su Meteoweb, poi l’ho cercato su youtube per condividerlo. Più o meno a metà video, dopo che il bravo reporter della BBC si è cimentato con la misurazione del manto nevoso, arriva la voce narrante che dice: “C’è una seria domanda da porsi in questo caso, perché il Giappone sta vedendo tutta questa neve? Potrebbe essere un caso sporadico, o potrebbe essere un effetto del riscaldamento globale…”

 

Che dire, evidentemente c’è chi non si sente ridicolo a tirare in ballo il riscaldamento globale misurando cinque metri e mezzo di neve a 43° di latitudine nord. Certo, il Giappone è esposto alle correnti occidentali che vengono dalla Siberia, ma perché arrivino ci vuole un getto polare basso di latitudine.

 

E indovinate un po’ cosa dice la teoria dei cambiamenti climatici di origine antropica?

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Un Pianeta fatto d’acqua, dei modelli fatti d’aria

Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un post che metteva in evidenza il progressivo disaccoppiamento che sta intervenendo tra il trend delle temperature media superficiali globali osservato e quello simulato. Come è accaduto a suo tempo per il set di modelli utilizzato per l’AR4 (CMIP3), anche per le simulazioni multime utilizzate per il redigendo AR5 questo disaccoppiamento diventa man mano più evidente man mano che ci si allontana nel tempo dalla zona “tuned”, cioè dal periodo in cui le simulazioni possono essere tarate con le osservazioni.

 

In sostanza, quando i modelli piuttosto che tentare di riprodurre quanto accaduto vengono lanciati verso il futuro, la distanza che li separa dalla realtà diventa più grande. Quel futuro, naturalmente, diventa poi presente e passato, si consolidano le osservazioni e il problema diviene insolubile: quello che ci si aspettava dovesse accadere, non è accaduto, non sta accadendo.

 

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Antò, fa caldo…

Era la frase chiave di un riuscitissimo spot pubblicitario. Troppo caldo per fare certe cose evidentemente. Ma si potrebbe anche prendere ad esempio il testo dell’altrettanto ben riuscita canzone di Pino Daniele “Voglio di più“, che recita: “…mentre a sud il caldo ti ammazza e ti viene voglia di cambiare”.

 

Pare che li dovremo rispolverare entrambi, almeno così dice il Corriere, perché lo dice Nature Climate Change, perché lo dice la NOAA.

 

Reductions in labour capacity from heat stress under climate warming – Dunne et al., 2013

 

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No grazie, il caffè mi rende nervoso

Solitamente dopo un certo numero di caffè divento intrattabile. E mi succede anche con la Coca Cola ghiacciata. Perciò, temo, dovrò fare a meno dell’ultima mirabilia tecnica a breve disponibile sul mercato. Si chiama Epiphany onE Puck, ed è un caricabatterie per cellulari che funziona con il caffè e con la Coca Cola. Cioè, non proprio, funziona con il calore che può sprigionare un caffè (americano però, non il classico ristretto, altro motivo per una probabile rinuncia) o con il freddo di una bibita ghiacciata.

 

Il concetto di fondo è quello del motore stirling, cioè della produzione di energia grazie alle differenze di temperatura. Così, pare, mettendo una tazza di caffè bollente sulla faccia rossa di questo coso o mettendo una bibita ghiacciata su quella fredda, ecco spuntare 5W di potenza di picco, tanti quanti ne servono per ricaricare un cellulare.

 

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Il vento nella terra di mezzo

“L’energia eolica è in una terra di mezzo, è ancora una delle fonti rinnovabili con potenziale più elevato, ma la nostra ricerca suggerisce che dobbiamo prestare attenzione ai suoi limiti e impatti climatici se vogliamo espanderla oltre alcuni terawatt”

 

Finisce così l’articolo che Science Daily ha dedicato ieri ad uno studio pubblicato recentemente su Environmental Research Letters:

 

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La (ri)scoperta delle situazioni di blocco

Che cosè una situazione di blocco in termini atmosferici? Semplice e al tempo stesso complicatissimo, specie in termini di previsioni. Si tratta sostanzialmente di un rallentamento dei flussi atmosferici, che la circolazione generale dell’atmosfera vuole che scorrano mediamente con direttrice ovest-est nell’emisfero boreale. Con la parola “mediamente”, si sottende il fatto che questi flussi, anche se a volte assumono un andamento conforme ai paralleli acquisendo anche elevata velocità, sono in verità piuttosto ondulati. In sostanza l’aria non corre mai o quasi mai in modo rettilineo da New York a Lisbona, ma piuttosto si sposta seguendo delle ondulazioni che a volte sono più marcate, altre volte lo sono molto meno. Generalmente, l’accentuazione di queste onde dipende dalla posizione e dal vigore delle figure bariche permanenti o semi-permanenti, anch’esse frutto delle dinamiche della circolazione generale.

 

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Meteoriti e Global Warming

Dal blog di Roger Pielke jr. Mi chiedevo in che modo avremmo potuto affrontare l’argomento del meteorite caduto in Russia fornendo un “punto di vista alternativo”. Ora lo so, e sto ancora ridendo. 

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Gli scienziati indicano che il recente impatto di un meteorite in Russia potrebbe essere stato collegato al riscaldamento globale.

 

Nei commenti inviati ai giornalisti, l’esimio scienziato dell’NCAR e Premio Nobel Kevin Trenberth ha dichiarato che l’aumento del 4% del vapore acqueo in atmosfera può portare ad un aumento fino al 10% delle precipitazioni, e probabilmente anche di più se queste si concentrano in una singola località. “Se questa non è una precipitazione estrema,   allora non so cosa sia”, ha detto Trenberth. Pressato dai giornalisti sulle dimensioni dell’effetto, Trenberth si è dimostrato riluttante a dare una risposta, notando solo che senza dubbio ha l’impatto peggiore.

L’esperto scienziato dell’NCAR Gerald Meehl ha aggiunto che l’impatto è stato come gettare un sasso in uno stagno “con gli steroidi”. La vendita e l’uso illecito di steroidi hanno subito un’impennata in seguito all’osservazione di Meehl.

I commenti di Trenberth e Meehl sono stati rapidamente riportati dal blogger Joe Romm di “Climate Progress”, che ha intitolato il suo pezzo “Bomba sul Meteorite russo”. Il titolo ha subito generato un innalzamento dello stato di allerta militare tra le forze russe e degli Stati Uniti.

 

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Il Global Warming latita, ma i modelli insistono

Sinceramente , sebbene sia giunta a latere di bel altre e ben più spaventevoli considerazioni, l’ammissione da parte del capo dell’IPCC circa il fatto che la temperatura media superficiale globale non ha subito alcun trend significativo negli ultimi 17 anni, è decisamente un bel passo avanti. Certo, ha anche detto che, perché questa assenza di trend possa avere un impatto sull’andamento nel lungo periodo di anni ce ne vorranno 30 o 40 ma al riguardo può stare tranquillo, di tempo ne abbiamo.

 

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Il DNA degli Etruschi e le migrazioni dall’Oriente

Il post di Luigi Mariani sulle origini del popolo etrusco ha suscitato molto interesse. Ne è seguita una discussione nell’ambito della quale abbiamo ricevuto un lungo commento da parte di Alberto Palmucci. Mi è sembrato giusto riprodurlo per intero in forma di post. Buona lettura.

 

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Quanto segue riprende ed aggiorna allo scopo attuale una parte di quanto da me già esposto nel numero 62/63 di “Aufidus” (Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’ Università di Bari; Dipartimento di Studi del Mondo Antico dell’Università di Roma Tre).

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Quando non c’erano le bombe d’acqua

Giovedì scorso l’area circostante la città di Catania è stata colpita da un violento nubifragio. Un evento intenso ma non eccezionale, almeno stando a quanto riportato dalle reti pluviometriche disponibili. Senza voler approfondire più di tanto l’analisi tecnica dell’evento, si può dire che con le correnti in quota da sud che hanno generato il forcing perché si formasse un minimo a mesoscala sottovento alle coste della Tunisia, si è generato un intenso flusso orientale sullo Jonio che ha accumulato tutta l’umidità di cui disponeva sul versante orientale dell’Etna, fornendo carburante ad una cella temporalesca stazionaria. Per cui, la concentrazione delle abbondanti precipitazioni in un lasso di tempo molto breve su di un areale con orografia particolare hanno fatto sì che l’impatto sia stato molto significativo.

 

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