Questo è il terzo post che dedichiamo al paper di Marcott et al., ossia al recente studio pubblicato su Science in cui è stato ricostruito l’andamento della temperatura media del Pianeta degli ultimi 11.300 anni fermandosi alla metà del secolo scorso (qui e qui un po’ di precedenti).
Un paper che ha avuto molto risalto sui media suscitando al contempo un’accesa discussione sui blog che si occupano di scienza del clima. L’attenzione del mondo della comunicazione, anche e soprattutto della sua componente generalista, è stato innescato dal comunicato stampa della NSF (National Science Foundation), l’istituzione scientifica che lo ha finanziato, in cui se magnificavano i risultati, con il placet e l’imbeccata degli stessi autori, sottolineando come per la prima volta sia stato possibile far emergere la “particolarità” del trend positivo che le temperature hanno assunto nel secolo scorso. In particolare il messaggio espresso a chiare note era il seguente: dati il segno chiaramente negativo nella prima decade del secolo scorso e quello altrettanto chiaramente positivo della prima decade di questo secolo, nel contesto di un trend di generale diminuzione delle temperature che avrebbe caratterizzato gran parte dell’Olocene, siamo passati dalla decade più fredda a quella più calda degli ultimi 11.300 anni nell’arco di pochi decenni.
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