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Autore: Guido Guidi

Duri di comprendonio

Non saprei come altro definirli i nostri media. In una delle nostre ultime discussioni è apparso un commento con il link, che definirei molto appropriato, all’ultima prodezza del solito ignoto redattore di corriere.it. Si tratta di poche righe scritte per rilanciare il report dell’OMM, massima autorità meteorologica mondiale, che riassume quanto accaduto dal punto di vista climatico e meteorologico negli ultimi dieci anni.

 

 

Neanche a dirlo, l’accento è andato sul fatto che l’OMM dichiara che gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi da quando si fanno misure oggettive e che ci sono state circa 370.000 cadute vittima di eventi atmosferici. Un disastro nel forno praticamente. Forse però, i nostri amici del corriere, così come tutti quelli che riprenderanno entusiasticamente questo lancio nei prossimi giorni, dovrebbero andare a leggere quel report. Così facendo scoprirebbero nell’ordine che l’OMM:

 

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Mirror Posting – Decrescita: Il Rischio delle Semplificazioni

Sviluppo Felice non sono un nome e un cognome, ma il titolo di un blog che si occupa (o preoccupa) di esplorare il tema della decrescita e, almeno stando alla pagina di presentazione, lo fa da un punto di vista un po’ di verso dal solito. Benedetto Rocchi, ricercatore presso il Dipartimento delle Scienze delle Produzioni Vegetali del Suolo e dell’Ambiente Agroforestale dell’Università di Firenze, ha pubblicato un post con il suo punto di vista sull’argomento e mi ha mandato il link perché ne facessi il mirror.

 

Nel dare atto a chi gestisce quel blog di di aver mostrato correttezza e disponibilità non comuni nel dare spazio ad opinioni non propriamente a loro assimilabili, non posso però fare a meno di notare che nel primo dei due commenti giunti al post, un commento firmato dal coordinatore del sito, compaiono proprio quelle semplificazioni, generalizzazioni, dogmi e luoghi comuni propri di un approccio fideistico al tema delle dinamiche del clima. Troppo spesso questi argomenti vengono utilizzati per dar forza e corpo a temi di diversa natura, quali quello dell’ambiente e, perché no, del vivere sociale, finendo per promuovere un uso strumentale di informazioni in molti casi neanche lontanamente scientificamente robuste.

 

Vi affido lettura e commenti, pregando chi volesse intervenire di rimanere sul tema e, soprattutto, di mantenere toni civili.

Buona lettura

gg

 

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di Benedetto Rocchi – Università di Firenze

Spett.le Redazione [di Sviluppo Felice],

 

un qualsiasi processo di sviluppo implica anche una crescita dimensionale. Per questo non vedo opposizione tra crescita economica e sviluppo della società. Mettere al centro il concetto di “crescita” (come fanno i sostenitori della decrescita) indica una certa semplificazione ideologica. Sul piano economico, Pasinetti ha messo in luce i limiti dei modelli di crescita omogenea, mostrando che,  con l’accumulazione delle conoscenze, l’aumento di ricchezza sociale implica la soddisfazione dei nuovi bisogni che l’aumento del reddito fa emergere.L’insistenza sulla diminuzione del PIL è solo la punta di un iceberg di semplificazioni. Ad esempio Serge Latouche sostiene, tra i punti del suo “decalogo decrescista”, la necessità di una moratoria nello sviluppo di nuove tecnologie, preconizzando allo stesso tempo la fine del lavoro attraverso una più ampia sua distribuzione (il vecchio “lavorare tutti, lavorare meno”) e l’orientamento verso l’autoconsumo. Ma l’esperienza storica mostra che nelle società rurali a tecnologia arretrata e basate sull’autoconsumo si lavora tutti (eccetto forse alcuni gruppi sociali privilegiati) ma, ahimè, si lavora molto! Basta farsi raccontare dai vecchi delle nostre campagne la vita che facevano per farsi un’idea di quanto la tecnologia sia stato uno strumento di “liberazione” dal lavoro.

 

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In Vino Veritas, anche sul clima

Tra qualche settimana, al massimo un paio di mesi, ricominceremo ad essere bombardati dalle stime sulla stagione vinicola. Vino buono ma poco abbondante in annate con buon soleggiamento, raccolto compromesso nelle annate siccitose, maturazione difficile nelle annate più piovose della norma e così via. Negli ultimi anni, a ben vedere, le abbiamo viste praticamente tutte.

 

Con riferimento alla viticoltura, i parametri atmosferici di riferimento sono svariati, c’entra il sole, sicuramente, così come c’entra l’umidità atmosferica. Ma il fattore capace di imprimere il condizionamento più significativo è la temperatura massima media dei mesi di luglio e agosto. Da questa dipende la data di maturazione dell’uva. Nei luoghi dove la produzione vinicola ha una lunga o addirittura lunghissima tradizione, esistono delle registrazioni anche plurisecolari delle date di inizio del raccolto delle diverse qualità di uva. Dall’analisi di queste serie, spesso ottimamente conservate e documentate, è possibile per il tramite di opportuni accorgimenti, ricavare delle interessanti informazioni di natura paleo climatica.

 

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Terremoti e Ricerche Idrocarburi

Il Prof. Uberto Crescenti, geologo di decennale esperienza, mi ha mandato un suo articolo pubblicato nell’ottobre scorso dalla rivista Liberambiente. Ve lo ripropongo nella sua interezza certo di incontrare il vostro interesse per un argomento per molti aspetti diverso da quelli di cui discutiamo abitualmente ma per molti altri decisamente contiguo. La sindrome nimby, l’allarmismo ingiustificato, la strumentalizzazione dell’ignoranza, tutti ingredienti che con riferimento ai temi ambientali ricorrono decisamente con troppa frequenza. Buona lettura.

gg

 

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Nel 1972, da gennaio a novembre, la città di Ancona fu interessata da uno sciame sismico che provocò grande panico tra la popolazione, come sempre avviene in certi casi. Furono registrate due scosse principali di particolare intensità, una a gennaio l’altra a giugno. In piena crisi sismica, dopo pochi mesi dalla prima forte scossa, circolò in Ancona un libretto dal titolo: “Le tre T di Ancona: Terremoto, Trivelle, Terrore“.

 

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Se piove forte non c’è il Sole

Tranquilli, non sono stato troppo tempo sotto al sole, è ovvio che quando la pioggia cade copiosa per vedere il sole bisogna andare sopra le nuvole ma, in effetti, è proprio lì che vorrei andare.

 

Passavo dalle pagine di Tallbloke e ho trovato un articolo che collega gli eventi alluvionali sul nord Italia alle fasi di debole attività solare. Il paper ha questo titolo:

 

Orbital changes, variation in solar activity and increased anthropogenic activities: controls on the Holocene flood frequency in the Lake Ledro area, Northern Italy

 

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Il calore che non c’è ma ci sarà

In attesa della prossima ondata di calore estiva – da notare che quella appena passata non è stata una heat wave vera e propria per durata ed estensione -, ci godiamo, si fa per dire, una visita del fronte polare alle medie latitudini a fine giugno. Non proprio un inizio di stagione promettente. Ad ogni modo, ci sta che già entro la prima decade del mese di luglio o giù di lì, qualcuno possa tornare a consultare le pagine dell’Inferno di Dante per celebrare l’ennesimo battesimo dell’anticiclone africano. Quest’ultimo, è probaile, sarà presto vittima di una crisi di identità, diversa da quella dell’anticiclone delle Azzorre che piuttosto sembra proprio aver smarrito la via di casa nostra.

 

Ma non è di questo calore che parliamo oggi, anche perché i nostri lettori sanno che l’attualità meteorologica frequenta davvero poco queste pagine. Parliamo, anzi, torniamo a parlare, del calore in eccesso atteso invano nel sistema climatico negli ultimi tre lustri.

 

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Clima che cambia ed eventi estremi: Una interessante nuova prospettiva

Appena ieri l’altro ho ricevuto da un lettore/amico di CM una segnalazione. Si tratta di questo: Venezia si candida come sede permanente del Tribunale penale europeo per l’ambiente. La struttura non esiste, è più che altro più che altro una manifestazione di intenti e non è mia intenzione discuterne. Salta però all’occhio il fatto che tra le tante problematiche di cui una siffatta struttura dovrebbe occuparsi – ripetiamo, tramite azione penale a livello sovranazionale – ci sia anche il riscaldamento globale.

 

Proviamo a pensarci un attimo. Un reato è tale se c’è una vittima, ovvero qualcuno che ha subito un danno e, in effetti, nell’articolo linkato più su troviamo quelle che molti definiscono “le prime vittime del riscaldamento globale”, cioè gli abitanti degli atolli del Pacifico minacciati dall’innalzamento dei mari. Non so se l’eventuale pubblica accusa prenderebbe in considerazione il fatto che nell’attesa di evacuare le loro terre gli abitanti di quelle isole costruiscono aeroporti con i soldi della World Bank, ma questa è un’altra storia. Quel che ci interessa è sapere chi è il colpevole e in cosa consista il reato.

 

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Clima, all’orizzonte c’è l’ultima spiaggia.

Per la verità in materia climatica quello dell’ultima spiaggia è un film già visto. Più o meno in ognuna delle adunate del movimento salva pianeta c’è qualcuno che avverte che il tempo dell’indecisione è terminato, l’azione di contrasto al riscaldamento globale deve essere rapida e immediata.

 

Ma quella di oggi è una spiaggia diversa e non è frequentata dai soliti indolenti, inconsapevoli e incoscienti scettici, quanto piuttosto dal loro opposto, da quanti cioè questo clima da ultima occasione lo hanno nel tempo generato. Ai lettori più attenti non sarà sfuggito che si sente parlare sempre più spesso della “pausa” del riscaldamento globale e, ancora sempre più spesso, a parlarne sono media una volta insospettabili di scetticismo che intervistano ora questo ora quell’altro rappresentante del mainstream scientifico. E c’è un argomento sul quale, finalmente, è stato raggiunto il consenso: la temperatura media del Pianeta ha smesso di aumentare e non sappiamo perché. Inevitabilmente, questo postula anche il fatto che, forse, non sappiamo neanche tanto bene perché sia aumentata prima.

 

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Simulazioni climatiche: Un passo indietro per andare avanti

Nel recente passato, ma a ben vedere si tratta di un argomento ricorrente, abbiamo discusso della reale capacità dei Modelli di Circolazione Generale (GCM) di riprodurre efficacemente degli elementi chiave delle dinamiche del clima. Nella fattispecie, si parlava delle temperature superficiali dell’Oceano Meridionale e dell’estensione dei ghiacci, ma sappiamo bene che i problemi sono simili, ove non maggiori, anche per altri parametri e aspetti fondamentali del funzionamento del sistema climatico.

 

La discussione, ovviamente, non è limitata alle pagine di CM, ma tiene banco sia negli ambienti di discussione più quotati nella rete, sia nella letteratura scientifica. E così, capita che di recente l’argomento sia stato trattato anche in un paper pubblicato su Science e, con lo stesso titolo, ripreso dal blog di Judith Curry. Proprio grazie a lei, abbiamo anche la possibilità di leggere qualcosa in più del solito abstract, perché nonostante l’articolo sia a pagamento, la Curry ne pubblica alcuni estratti piuttosto significativi. Quelli qui sotto sono il titolo e l’abstract del paper (neretto mio).

 

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Groenlandia, ieri le nubi, oggi il jet stream

Allora, breve riassunto delle puntate precedenti.

Nel luglio scorso, la patina superficiale della coltre di neve che copre la Groenlandia e lo spesso strato di ghiaccio che la sovrasta, subì improvvisamente un rapido processo di scioglimento. Un evento anomalo ma non senza precedenti, come documentato dalle discussioni che inevitabilmente nacquero nei giorni a seguire. All’epoca, naturalmente, l’imputato numero uno era il riscaldamento globale, cioè colpa del clima e non del tempo. Questo il nostro commento “a caldo”.

 

Nell’aprile scorso, invece, abbiamo pubblicato il commento ad un paper in cui si attribuiva quell’evento alla formazione di nubi basse tipiche delle latitudini settentrionali, quindi tempo e non clima.

 

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Gli scienziati Fonzie e le temperature globali

Per quelli come me sospesi a metà tra l’essere giovani e avere smesso di esserlo da un pezzo, c’è un ricordo particolare. Erano gli anni…

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