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Autore: Guido Guidi

Il cadmio è rinnovabile?

Questo potrebbe essere un gol facile, ma non intendo segnarlo. Leggo da Meteoweb: Quando le fonti rinnovabili uccidono più di quelle tradizionali: 26 morti avvelenati dal cadmio in Cina. Si tratta di un classico esempio di danni provocati da processi produttivi, che punta per l’ennesima volta i riflettori sulla scarsa attenzione all’ambiente che li caratterizza. Nella fattispecie sembra che si parli di cadmio, sostanza tossica altamente pericolosa. Non che ci sia bisogno di andare fino in Cina per accorgersene, le cronache anche recenti di casa nostra lo testimoniano ampiamente. Ma non è questo il punto, che inoltre innescherebbe una discussione infinita oltretutto ben fuori dalle nostre solite discussioni.

 

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Torna il caldo? Parliamo di ghiaccio.

Siamo ormai in piena estate, tra sette settimane circa entreremo nel range della minima estensione del ghiaccio marino artico. Attualmente, dopo una prima fase del mese di luglio in cui c’è stata una diminuzione molto rapida della superficie coperta dai ghiacci, favorita dalla persistenza di un vasto anticilone sulle latitudini settentrionali, il rateo di scioglimento, complice una discreta ripresa della zonalità, ha subito un rallentamento. Nel complesso, pare che quest’anno le cose vadano un po’ meglio dell’anno scorso, sebbene l’anomalia dell’estensione del ghiaccio marino sia decisamente negativa.

 

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Il prossimo global warming? Sulla Luna!

Il prossimo AGW (quello vecchio si è fermato 15 anni fa e ‘A’ sta per anthropic) sarà sulla Luna. Ovviamente, però, sulla faccia nascosta, dove solo le menti argute e lungimiranti dei catastrofisti generici medi lo potranno vedere, studiare, misurare, spiegare e, ovviamente, pubblicizzare. A noi toccherà crederci e basta, come sempre.

 

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Un clima meno sensibile è anche meno irritabile, ma molto meno utile

Sono parecchi mesi ormai che si parla con sempre maggiore frequenza di sensibilità climatica. E se ne parla sempre al ribasso. Cioè: più passa il tempo più sembra che il sistema climatico sia decisamente meno suscettibile di stravolgimenti in ragione dell’aumento della concentrazione di CO2.

È la temperatura media superficiale del pianeta l’unico tracciante disponibile di questa sensibilità? È quindi perché le temperature sono aumentate prima tanto e poi affatto che ci si è orientati prima verso una descrizione del sistema ad elevata sensibilità e poi la si sia abbassata di fronte all’evidenza?

 

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Il vento cambia, il clima non cambia più tanto…

Yvo de Boer, noto comunicaclimatologo già Segretario Esecutivo dell’UNFCCC, ci aveva avvisati: “Il prossimo report IPCC spaventerà tutti a morte”. Senza mancare di aggiungere che almeno la paura avrebbe dato una scossa a ai politicanti di tutto il mondo, che tra un tremore e l’altro avrebbero finalmente intrapreso la via maestra della lotta al clima che cambia e cambia male. L’amico Claudio Costa ce ne aveva parlato già parecchio tempo fa.

 

Ora siamo ancora in trepidante attesa di questo ennesimo capitolo della saga dell’orrore climatico, ma siamo anche negli anni di wikileakes, del climategate e di Edward Snowden. Poteva restar segreto fino all’ultimo minuto il contenuto (molto parziale e provvisorio) del nuovo report IPCC la cui prima parte è in uscita a settembre?

 

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Che tempo farà nel 2018? Nuvoloso ma caldo!

Una previsione per il 2018. Da meteorologo lo considero il sogno di una vita. Irraggiungibile. Da climatologo, quale non sono ma non chiedetemi perché, lo considererei un traguardo irrinunciabile, anche se lontano e molto difficile da raggiungere.

 

Una disciplina scientifica, quale essa sia, deve avere una sua utilità. Per decenni la climatologia, insieme alle altre branche delle scienze naturali, ha avuto lo scopo di spiegarci cosa é successo nel nostro passato. Da una ventina d’anni a questa parte, dopo aver brutalmente sciolto i suoi legami con il resto del mondo scientifico, specie quello geologico evidentemente non molto incline a rinnegare il proprio passato, fare climatologia sembra possa significare esclusivamente fare previsioni o, per usare un vocabolo appositamente generato, proiezioni su scenari. Con un particolare, tali previsioni-proiezioni, non devono essere verificabili, perciò si parla solo di tempi multi decadali o, meglio ancora, secolari.

 

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Se la mazza da hockey diventa un panettone

Questo articolo, è uscito nel giugno scorso sul Giornale del Popolo, il quotidiano della Svizzera Italiana. la versione originale la trovate in pdf qui e qui.

 

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L’hockey Stick, appunto mazza da hockey, lunga e piatta ma con una estremità che s’impenna verso l’alto, è l’emblema del riscaldamento globale. Forse sarebbe meglio dire lo è stata, perché dopo essere assurta agli onori della cronaca nel 3° Report dell’IPCC del 2001 e dopo aver subito una rivisitazione nel report successivo del 2007, la ricerca che aveva prodotto il grafico di ricostruzione delle temperature dell’ultimo millennio è stata soggetta a critiche piuttosto pesanti, al punto di minarne seriamente l’attendibilità. Questa però, è ormai storia vecchia in materia di clima e di dibattito sulle origini delle sue più recenti dinamiche, perché, nel frattempo, più specificatamente a partire dal 1998, il trend delle temperature medie superficiali del pianeta ha cessato di essere statisticamente significativo. La pendenza della curva, cioè, pur calcolabile e ancora lievemente positiva, rientra nella fascia d’errore della stima. Traduciamo per i non addetti: la temperatura media del pianeta ha smesso di aumentare.

 

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Il clima è già cambiato…sì, circa un milione di volte!

Non ho deciso di farvi leggere tutti i week end quello che Matt Ridley scrive dalle pagine della GWPF, però almeno per oggi, vi tocca…

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