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Autore: Guido Guidi

135 pagine di pillole di saggezza

Lo si potrebbe definire un mini rapporto Stern il documento prodotto dalla divisione climatica del Met Office reso pubblico nei giorni scorsi. Molti paesi, tra cui l’Italia, sono stati oggetto di studio sulle variazioni climatiche dei tempi recenti e, naturalmente, su quelle che verranno. Il tutto viene poi valutato in termini di impatto sulla salute pubblica, sulla sicurezza, sulla produttività, insomma su tutto.

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Un clima preso all’AMO

In quel di Durban si fanno le valige e si prendono accordi per la prossima kermesse climatica dopo aver trascorso due settimane a discettare di emissioni, target di temperatura e termostati del Pianeta. Per ripenderci dalla noia mortale di questi argomenti, non c’è niente di meglio che un bel tuffo nel mondo reale. Quello dei dati, delle teleconnessioni, del tempo e del clima nel breve periodo, quello che di fatto ci condiziona la vita.

E così, in questo ultimo scorcio di un autunno decisamente mite per il Mediterraneo, una stagione iniziata col botto ma il cui attuale placido scorrere è tutto da imputare alla persistenza di correnti atlantiche ben orientate ovest-est, giunge inattesa una interessante novità.

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Giochiamo d’anticipo

La premessa la prendiamo dall’ultimo report IPCC sugli eventi estremi:
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There is medium confidence that there will be a reduction in the number of extra-tropical cyclones averaged over each hemisphere. While there is low confidence in the detailed geographical projections of extra-tropical cyclone activity, there is medium confidence in a projected poleward shift of extra-tropical storm tracks. There is low confidence in projections of small spatial-scale phenomena such as tornadoes and hail because competing physical processes may affect future trends and because current climate models do not simulate such phenomena. [3.3.2, 3.3.3, 3.4.5]

Si riscontra medium confidence che ci sarà una diminuzione nel numero medio dei cicloni extra-tropicali in entrambi gli emisferi. Mentre c’è low confidence nelle proiezioni geografiche dettagliate dell’attività dei cicloni tropicali, c’è medium confidence nella previsione di uno spostamento verso nord delle traiettorie dei cicloni extra-tropicali. C’è low confidence nelle proiezioni dei fenomeni a ridotta scala spaziale come i Tornado e la grandine a causa di processi in competizione tra loro che potrebbero avere impatto sui trend e a causa del fatto che gli attuali modelli climatici non simulano questo genere di fenomeni.
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Sensibilità climatica: ritorno al futuro guardando al passato

Non sarebbe un futuro roseo comunque quello che porebbe prospettarsi in base a quanto dicono alcuni ricercatori dell’università di Southampton, ma andiamo con ordine.

La sensibilità climatica è tecenicamente intesa come reazione del sistema al variare della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Per convenzione, in questo come nella gran parte degli studi che si sono occupati di questo aspetto, compresa la modellistica climatica, il valore di riferimento è l’aumento di temperatura atteso al raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto all’era pre-industriale.

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Global Warming: I ruggenti anni 2000

I negoziati a Durban proseguono freneticamente, ma c’è qualcosa di ancora più frenetico. Da quando è iniziata la Cop17, si susseguono senza sosta allarmi climatici uno più spaventevole dell’altro. Nella sola rassegna di ieri di Science Daily hanno trovato posto questi due articoli (per favore restate seri):

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Super Tornado? Ci vuole il Supergetto!

La scorsa primavera nelle cronache meteorologiche hanno tenuto banco l’outbreak di Tornado negli Stati Uniti centrali. Un anno prima, invece, era stata la volta delle alluvioni, per le quali ebbe un ruolo importante anche il disgelo della grande quantità di neve caduta nei mesi invernali.

Inutile dire che anche allora, come accade ormai più o meno regolarmente, l’indiziato numero uno per l’intensità degli eventi registrati è stato il cambiamento climatico. Oggi, per la precisione ieri e oggi, al meeting dell’American Geophysical Union, due meteorologi americani hanno presentato un poster con il quale attribuiscono l’intensità di quegli eventi alla sovrapposizione del getto polare e di quello sub-tropicale. Tecnicamente questo evento si definisce ‘merging’.

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Il Sole nella nebbia della CO2

Fermi tutti, per una volta non parliamo di clima, né dell’eterna lotta tra elementi che dovrebbero condizionarlo. Il Sole in questione è il quotidiano di economia e finanza, la nebbia della CO2, elemento chimico del tutto invisibile, è quella del mercato ETS.

Dalle parti di CM lo diciamo da mesi. Il mercato ETS è sulla soglia del fallimento. Anzi, tecnicamente si potrebbe dire che è già fallito e deve la sua attuale sopravvivenza – meglio definibile agonia – al solo fatto di essere ancora sostenuto a termini di legge. Già questo, l’essere cioè sostenuto da obblighi normativi, stride clamorosamente con le dinamiche di mercato e getta più di un’ombra sulla sua utilità. Non a caso il suo parente prossimo d’oltreoceano, il CCX, è finito in liquidazione alcuni mesi fa, proprio perché non sono intervenute norme a sostenerlo nonostante i fondatori lo sperassero intensamente. Questo non ha impedito loro di farci soldi a palate.

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Passata la festa, gabbato lo Santo

Ci siamo, la NOAA ha tirato definitivamente le somme per la stagione degli uragani 2011.

Active 2011 hurricanes season breaks Hurricanes ‘Amnesia’ – NOAA

Una stagione, leggiamo, le cui previsioni di attività superiore alla norma sono state rispettate. I sistemi che hanno ricevuto un nome, ossia che hanno assunto le caratteristiche di Tempesta Tropicale o Uragano, sono stati 19; 7 di questi sono stati Uragani veri e propri, di cui 3 con intensità superiore al livello 3 (Major Hurricanes) della scala Saffir Simpson.

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Un clima meno sensibile, un paper un po’ più chiaro, una ostilità oscura.

Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un post circa la pubblicazione di un nuovo articolo scientifico in cui si abbassa in modo consistente la stima della sensibilità climatica, fattore cruciale nella discussione sul peso dell’impatto antropico sulle dinamiche del clima. Qui il nostro post.

Gironzolando per il clima-web, ieri ho trovato una intervista a una delle firme dell’articolo, Natan Urban. E’ una lettura interessante, perché fornisce un chiaro approfondimento dell’argomento e anche del materiale utile alla comprensione del loro lavoro.

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Climategate 2.0: Se c’è un precedente abbiamo buone speranze

Guarda cosa ti trovo tra le mail del climategate atto secondo: Kevin Trenberth, Lead Author dell’IPCC scrive a proposito delle dimissioni presentate da Chris Landsea…

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