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Autore: Guido Guidi

“Earth Hour” ovvero il “green irreality show”.

Un movimento globale per la sostenibilità del nostro pianeta. L’Ora della Terra (Earth Hour) è il grande evento globale WWF per il clima che coinvolge cittadini, istituzioni e imprese “in azioni concrete per dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida del cambiamento climatico”. L’evento centrale romano è stato la pedalate di 128 biker volontari, che per oltre un’ora hanno donato l`energia allo speciale “Palco a pedali-Goodbike” dal quale il gruppo dei “Tetes de Bois” hanno cantato il loro messaggio per il pianeta insieme al WWF.

Su CM già nel post “Earth Hour: se di notte i pannelli non producono si ricorre all’uomo da soma” è stato scritto provocatoriamente di quanto sia contrario all’idea di progresso pensare di utilizzare l’uomo al posto di ciò che possono fare meglio e più efficacemente talvolta gli animali ma preferibilmente le macchine, di quanto è ipocrita effettuare in queste occasioni la promozione di azioni che si possono sostenere solo in poche occasioni.

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Che tempo fa: Europa-USA 1-0

E’ buffo, non avrei mai pensato di leggere un post come quello segnalato dal blog di Judith Curry. Siamo così abituati ad arrivare secondi rispetto agli Stati Uniti che leggere di essere un bel po’ davanti a loro e leggerlo proprio da loro è decisamente sorprendente. E nella nostra materia poi!

Ecco qua, Cliff Mass (della cui esistenza apprendo ora), uno degli innumerevoli meteorologi di una delle innumerevoli aziende che della meteorologia e delle previsioni hanno fatto un business molto redditizio negli States, e Judith Curry, che di sicuro non ha bisogno di presentazioni, condividono la stessa opinione: Con i modelli di previsione meteorologica (e quindi con le previsioni in generale) in Europa siamo molto più bravi che negli Stati Uniti.

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Il mare è fatto a scale, specie perché c’è il sale.

Dal blog di Roger Pielke sr, il commento ad un interessante lavoro apparso recentemente su Physics today.

Temperature steps in salty seas Physics Today. March 2012. Volume 65. Issue 3. pp. 66

Si parla di temperatura e salinità del mare, più specificatamente dell’Oceano Artico, di come questi due fattori contribuiscano a generare una stratificazione delle acque capace di ridurre al minimo il trasporto di calore dalle acque di profondità a quelle di superficie, calore precedentemente immgazzinato grazie alla circolazione termoalina.

L’aspetto più curioso del commento è forse il grafico qui sotto, messo in evidenza da Pielke nel suo post, ovvero la forma a gradini del profilo verticale della temperatura, da cui ho tratto il titolo di questo post.

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Dibattito sui blog e scienza ufficiale: chi è che bara?

Uno degli argomenti più gettonati di quanti sostengono l’ipotesi delle origini antropiche del riscaldamento globale – si noti che non ho scritto cambiamenti climatici perché il clima è sempre cambiato – e delle eventuali sue conseguenze, è quello che vedrebbe la conoscenza scientifica già definita. Al massimo ci sarebbe da discutere sui dettagli. Basta discussioni infinite e poco scientifiche sui blog, bisogna concentrarsi su quello che dice la scienza, quella vera.

Già, perché un concetto astratto come quello del clima ha bisogno di essere trasposto nella realtà attraverso i dettagli. In genere questo avviene cercando di collegare ogni sorta di evento atmosferico – meglio se intenso – ad una presunta modifica intercorsa ultimamente. Sappiamo bene che il livello di comprensione scientifica di questo collegamento è assolutamente basso, come ha avuto modo di farci sapere ad esempio l’IPCC con l’ultimo report specificatamente dedicato a questo argomento. Sicché c’è bisogno d’altro. Va molto di moda la disponibilità idrica, si parla spesso di energia, ma questi aspetti, avendo già i loro bei problemi, non sono molto utili alla bisogna. Meglio, molto meglio parlare di risorse alimentari.

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Febbraio 2012: Climate4you aggiorna i suoi dati

I lettori più affezionati avranno notato che ci siamo avvalsi molte volte dei grafici pubblicati su www.climate4you.com per rappresentare le serie storiche ora di questo ora di quel parametro climatico.

Pagine web curate da Ole Humlum, 85 pubblicazioni scientifiche all’attivo, con l’obbiettivo di fornire ai visitatori gli strumenti per far funzionare il proprio senso critico. Vi consiglio caldamente di leggere la pagina ‘about’ del sito.

Perché questo post? Perché tutti i grafici e quindi tutte le serie sono appena state aggiornate con i dati dello scorso febbraio. Tutto riassunto in un documento diffuso sulla newsletter del sito oppure consultabile direttamente serie per serie.

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SREX IPCC: arriva la versione integrale – Aggiornamento

Oggi, 28 marzo 2012, sarà resa disponibile per il download e quindi ufficialmente pubblicata, la versione integrale del report IPCC sugli eventi estremi .- SREX.

Sulle pagine di CM ne abbiamo parlato qui, ma si trattava del solo Summary for Policy Makers. Benché questo sia di fatto il documento che tutti leggono, ritengo sia doveroso divulgare soprattutto il report vero e proprio.

Il media advisory dell’IPCC, diffuso dal focal point per l’Italia, lo trovate qui, mentre il documento è sulla home page dell’IPCC. Buona lettura.

Aggiornamento

Non resisto, il post di Roger Pielke jr è troppo bello e troppo vero e la sua idea è geniale. Ha infatti lanciato un’iniziativa, la creazione di un pulsante di risposta rapida “Handy Bullshit Button on Disasters and Climate Change“. Mi perdonerete la traduzione frettolosa spero. I termini tecnici della nomenclatura IPCC non li ho tradotti per non alterarne il significato specifico.

A Handy Bullshit Button on Disasters and Climate Change – di Roger Pielke jr

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Tutte le strade portano a Rio

E’ appena di ieri l’altro il nostro commento al comunicato stampa dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale circa l’imminente pubblicazione del report decadale sullo stato del clima. Il cambiamento climatico starebbe accelerando, specie con riferimento agli eventi estremi. Fa eco a questo annuncio un lavoro di fresca stampa su Nature Climate Change a firma di alcuni ricercatori del PIK, il cui commento è apparso sempre ieri su Science Daily. Anche questo lavoro sembra in qualche modo preparatorio del summit Rio+20 che si terrà nel prossimo giugno.

A decade of weather extremes

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Abstract

Il numero verosimilmente elevato di recenti eventi meteorologici estremi ha innescato molta discussioni, sia interne che esterne alla comunità scientifica, circa la possibilità che essi siano collegati al riscaldamento globale. In questa sede si procede ad una revisione delle prove e si argomenta che per alcuni tipi di eventi estremi – soprattutto ondate di calore ma anche altro genere di eventi – sono ora disponibili delle forti evidenze che collegano eventi specifici o un aumento del loro numero all’influenza umana sul clima. Per altri tipi di eventi, come le tempeste, le evidenze disponibili sono meno certe, ma basandosi sui trend osservati e su concetti di fisica di base è tuttavia plausibile attenderne un aumento.

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Ghiaccio Artico: il mondo non è iniziato nel 1979

A dire il vero è iniziato molto prima, solo che ne sappiamo molto poco. Infatti, se da un lato il progresso tecnologico sta consentendo di disporre di dati sempre più precisi ed omogenei (con la non banale eccezione delle informazioni relative alle temperature medie superficiali la cui qualità sta invece detriorandosi), dall’altro questa enorme mole di informazoni è molto giovane, spesso troppo per poter essere paragonata a quei pochi dati di cui si dispone per il periodo pre-satellitare.

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Sole, clima e maree planetarie

Nicola Scafetta prosegue il suo lavoro di esplorazione delle dinamche con cui il Sole e i pianeti del Sistema Solare eserciterebbero la loro influenza sul clima della Terra. Alcuni giorni fa mi ha mandato una copia della sua ultima pubblicazione.

Multi-scale harmonic model for solar and climate cyclical variation throughout the Holocene based on Jupiter–Saturn tidal frequencies plus the 11-year solar dynamo cycle

Di seguito l’abstract del paper, uscito come il precedente sul Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics.

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Come ti aggiusto il mare

Ci sono degli argomenti nell’ambito della discussione sui clima e sulle sue dinamiche che sono particolarmente centrali. Non è il caso delle temperature medie superficiali globali, di cui abbiamo più volte detto che non rappresentando affatto l’integrale del sistema, non dovrebbero essere usate per cercare di comprendere come e se questo sistema è soggetto a oscillazioni di origine non endogena.

Diverso è il discorso per le temperature di superficie del mare (SST), un parametro molto più rappresentativo in quanto caratterizzante dell’elemento che occupa la gran parte del Pianeta.

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Cambiamenti climatici: La soluzione è nella terapia di gruppo.

L’argomento non è nuovo. Un paio di anni fa qualcuno ci fece anche un convegno che battezzammo “Ecolobotomia” per argomentare che lo scetticismo sulle origini antropiche dei cambiamenti climatici sia da ascrivere a problemi psicologici piuttosto che a fondamenti scientifici. Non ebbe molta fortuna.

Oggi qualcuno ci riprova, ma con maggiore scaltrezza. Si mettono insieme la crisi globale (reale) e la crisi climatica (presunta), dichiarando che la recente scarsa propensione del pubblico ad unirsi al consenso sui cambiamenti climatici sarebbe frutto delle sopraggiunte difficoltà economiche. Un comportamento molto trasversale – e quindi non esclusivo di chi è scettico per inclinazione personale – noto come ‘dissonanza cognitiva’.

Un’idea fantastica. mettere insieme i cambiamenti climatici e la crisi globale assicura innanzi tutto una larga copertura mediatica, sicché metà del lavoro è già fatto prima ancora di scrivere qualcosa di senso compiuto. Cosa quest’ultima che non pare sia avvenuta nella ricerca in questione.

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Piove deserto ladro!

Mi arriva la segnalazione di questo articolo sul Meteogiornale. Un pezzo interessante e divulgativo sul concetto di desertificazione. Perché parlarne? Ma è chiaro, perché una parte importante del nostro Paese sarebbe a serio rischio di deterioramento dello stato del suolo. Indiziato numero uno il clima, naturalmente, ma non solo.

E così scopriamo – ma lo sapevamo già perché ne abbiamo già parlato su CM ben più di un anno fa scoprendo che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge – che non bisogna farsi trarre in inganno, dicesi infatti desertificazione quando piove troppo!

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L’ondata di freddo del febbraio 2012: La voce ufficiale dell’OMM

Dal news center dell’OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale) il comunicato stampa che lancia un interessante report sull’ondata di freddo del febbraio scorso.

Si esaminano sia gli aspetti puramente tecnici meteorologici che quelli relativi all’impatto, producendo anche un interessante storico degli eventi simili di cui si ha notizia, naturalmente con riferimento al periodo per il quale sono disponibili delle osservazioni oggettive.

Scopriamo così che il gelo che ha recentemente messo in ginocchio una buona parte del vecchio continente – Italia compresa – è stato praticamente un venticello fresco, per esempio rispetto a quello del 1956 o, ancor di più, quello del 1929.

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