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Outlook inverno 2013-2014 – Verso il primo warming stagionale

La situazione tropo-stratosferica è ormai verso l’apice del condizionamento descritto nel precedente Outlook. Così come indicato, sia nel testo di prognosi che nei commenti successivi, le prossime settimane risentiranno di un cambiamento le cui basi sono state poste proprio in questi primi quindici giorni di dicembre e che probabilmente porteranno al primo warming indicato nel precedente outlook di ottobre.

 

Ad oggi possiamo indicare che se tale warming si verificherà potrà essere classificato quale minor warming ed interesserà la zona orientale della Siberia attorno ai 60°N di latitudine determinando un riscaldamento alla quota isobarica di 10hPa di 25°C in circa una settimana tra Natale e Capodanno. La dinamica del suo probabile  sviluppo la descriveremo qui a breve ma vorrei aggiungere che in relazione alla posizione che eventualmente assumerà potrà determinare i primi flussi meridionali convergenti in area polare con i primi seri disturbi al vortice polare stratosferico che sarà costretto ad un posizionamento fuori sede geografica. Questo potrebbe porre le basi per un successivo warming, anche di tipo principale, ma questo specifico aspetto mi riservo di analizzarlo meglio in un successivo aggiornamento dell’outlook.

 

Prima di entrare nella  dinamica che si presuppone porterà a questo primo minor warming diamo uno sguardo all’andamento dell’indice AO in questi primi 18 giorni di dicembre che ricordo, nel primo outlook, essere stato previsto positivo proprio per il mese di dicembre. In figura 1 possiamo riscontrare l’andamento dell’indice AO la cui media del periodo 1-18 dicembre si è attestata al valore di +1,76, indicando un indice AO piuttosto positivo in linea con le attese.

 

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L’Outlook di CM, alcune precisazioni.

Rivolgendomi a tutti coloro che hanno commentato o che semplicemente hanno letto l’outlook e hanno avuto delle perplessità o delle difficoltà interpretative, vorrei proporre delle riflessioni al fine di  sgombrare il campo da alcune imprecisioni che si commettono quando si leggono i vari outlook e i prodotti ad esso collegati, quali le mappe di anomalie, così come nel nostro caso.

 

Le previsioni stagionali sono allo stato dell’arte dei tentativi di prognosi a mesi di distanza che hanno dei grandiosi limiti dovuti principalmente:

 

  • alla scala temporale su cui si lavora;
  • alla molteplicità delle variabili in gioco anche a macroscala (di cui molte ancora poco note nella loro dinamica evolutiva);
  • alle tecniche usate per il loro trattamento.

 

Tutto appare ancora abbastanza pionieristico. Queste previsioni, infatti, differiscono in maniera sostanziale dalle tecniche deterministiche usate normalmente in caso di previsione meteorologica. Infatti più che di previsioni stagionali dovremmo parlare di “probabili schemi circolatori stagionali”. Le mappe degli outlook non possono quindi essere interpretate come se fossero prodotti usciti da una qualunque corsa di un qualsiasi modello meteorologico.

 

Le mappe prodotte per le anomalie stagionali vogliono tentare di fotografare un possibile comportamento prevalente dell’atmosfera in relazione a delle forzanti  endogene ed esogene al sistema terra che imprimono, concedetemi il termine, un determinato carattere alla circolazione stessa. Infatti, normalmente, si rappresentano le anomalie di alcune limitate variabili che appunto si prestano meglio a descrivere questi scostamenti. Per questo non è opportuno attribuire alle anomalie disegnate dalle mappe stagionali uno schema fisso valido per l’intero periodo rappresentato.

 

Il giusto approccio è invece quello di decifrarle attribuendogli il valore di indicazione di uno schema di circolazione che è frutto delle relazioni tra le forzanti conosciute ed esaminate in grado di determinare un probabile impianto circolatorio prevalente o comunque tale da determinarne il peso maggiore.

 

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L’Outlook di CM – Inverno 2013-2014

NB: questo outlook è stato aggiornato con dei post successivi:

  1. L’Outlook di CM, alcune precisazioni
  2. Outlook inverno 2013-2014 – Verso il primo warming stagionale               

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Giunti quasi alla fine del mese di ottobre, avendo a disposizione alcuni dati di particolare utilità per avviare le prime riflessioni sul possibile andamento del prossimo inverno, proponiamo un primo outlook di tendenza avviando così la relativa rubrica che alimenteremo nel corso dei prossimi mesi.

 

Per tentare di tracciare un ipotetico identikit del prossimo inverno dobbiamo analizzare lo stato attuale di alcuni indici di fondamentale importanza. Il mese di ottobre è anche piuttosto indicativo sullo sviluppo del vortice polare perchè i vari forcing oceano-tropo-stratosferici e solari tendono ad influenzarne la dinamica di costruzione e il suo approfondimento. Nel corso del mese di ottobre, ed in taluni casi anche entro la prima metà di novembre, tendono ad evidenziarsi quelle anomalie che segneranno il successivo sviluppo e maturità del vortice polare stesso. In relazione a quanto appena descritto iniziamo la nostra analisi guardando all’attività solare analizzando l’attività magnetica sia con l’aa index che con il numero di macchie solari, visualizzabili rispettivamente nelle figure 1 e 2.

 

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Ai nastri di partenza una nuova fase climatica? – Parte III

Le due parti precedenti le trovate qui e qui, poi, a breve, sarà disponibile un documento in pdf per il download di tutto il lavoro. Questo post resterà in evidenza per qualche giorno, quelli che seguiranno li trovate subito sotto.

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Nella terza parte ci apprestiamo a ricercare le possibili cause del riscaldamento globale che ha interessato il nostro pianeta a partire dalla metà del 1850 e più segnatamente dai primi anni del XX secolo. Premetto che sono solitamente molto restio nel trattare la variabile temperatura per diverse ragioni. La prima riguarda la non chiara attendibilità oggettiva dovuta al diverso trattamento dei dati, tanto che nei data-set disponibili si riscontrano anche notevoli differenze. La seconda è dovuta alla spesso difforme classificazione secondo gli standard WMO delle stazioni di rilevamento con la loro reale ubicazione, la distribuzione areale delle stesse essendo concentrata in massima parte nell’emisfero boreale e nella fascia delle medie latitudini degli USA, Europa e Asia orientale. Per il resto, in assenza di dati certi, si usano tecniche matematiche di interpolazione e omogeneizzazione.

 

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Ai nastri di partenza una nuova fase climatica? – Parte II

Con il precedente articolo abbiamo osservato gli andamenti dell’anomalia della temperatura globale, l’anomalia della copertura nevosa dell’emisfero nord negli ultimi quattro mesi e l’anomalia della copertura nevosa in zona euroasiatica a partire dal 1967.

 

La temperatura globale a partire dal 1880 (inizio serie del dataset dell’NCDC) ha subito due aumenti importanti, il primo tra il 1912 e il 1944 (32 anni) e il secondo tra il 1977 e il 1998 mantenendosi tale fino al 2010 (33 anni). Tra il 1944 e il 1977 (33 anni) si è invece osservato un periodo in cui le temperature hanno subito una lieve flessione. Per quanto riguarda la copertura nevosa in zona euroasiatica abbiamo osservato una tendenza netta alla diminuzione dal 1967, inizio serie, fino al 1990-1991. A seguire, pur rimanendo sostanzialmente sotto media, si è registrata una tendenza ad una timida ripresa.

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Ai nastri di partenza una nuova fase climatica?

Con questo articolo, diviso in più parti, a dire la verità non cercheremo di fornire una risposta certa alla domanda posta nel titolo ma cercheremo di indicare alcuni dei molti elementi che certo non aiutano a dipanare con successo la teoria del global warming per causa antropica.

 

Come noto il riscaldamento globale che interessa il nostro pianeta è iniziato attorno alla metà del 1800 (questo bisogna ricordarlo perché spesso lo si attribuisce erroneamente solo all’ultimo trentennio) quando la copertura glaciale giunta alla sua massima estensione iniziò una nuova fase di regressione che in maniera tutt’altro che omogenea continua anche nei nostri giorni (vedi, ad esempio, la discrasia della massa glaciale tra Artico e Antartico). Il periodo compreso tra il XVII secolo e il XIX secolo, nella sua massima eccezione, è stato comunemente chiamato Piccola Età Glaciale e il clima ha subito un raffreddamento rispetto al precedente periodo e all’attuale periodo. In letteratura vi sono numerose ricerche che dimostrano come il raffreddamento intercorso in quei due secoli ha coinvolto l’intero pianeta e certamente non attribuibile a fattori di ambito locale.

 

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Outlook inverno 2012 – 2013 – Aggiornamento del 1 Febbraio 2013

Cominciamo la nostra trattazione con l’attività solare la quale continua a mostrarsi piuttosto “debole”. L’indice geomagnetico aa index del mese di dicembre, in figura 1, continua il trend di discesa iniziato lo scorso ottobre attestandosi sul valore di 14,18 nel mese di dicembre. Dall’immagine in figura 2 si conferma quanto appena scritto con il numero di macchie solari mensili (SSN) in discesa con un valore di circa 41 macchie.

 

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Outlook inverno 2012-2013 – Aggiornamento del 28 dicembre 2012

di Carlo Colarieti Tosti

Continuando gli argomenti esposti nell’ultimo outlook pubblicato lo scorso 28 novembre, con questo aggiornamento cercheremo di spostare al mese di gennaio il nostro esercizio di prognosi a lungo termine.

L’attività solare continua a mostrarsi piuttosto “blanda” con un valore dell’indice geomagnetico aa index del mese di novembre (figura 1) addirittura lievemente inferiore al precedente mese. Dall’immagine in figura 2 si conferma quanto precedentemente scritto evidenziando come il numero di macchie solari mensili (SSN) si sia mantenuto attorno alle 60 macchie. La QBO (Quasi Biennial Oscillation) sia alla quota isobarica di 30 che di 50 hPa, come da figure 3 e 4, permane in fase negativa anche se alla quota isobarica di 30hPa è ben chiara la tendenza a risalire confermando il raggiungimento del valore minimo tra gli scorsi mesi di luglio ed agosto. A questo punto possiamo attenderci che l’inverno 2012-2013 possa trascorrere con l’indice in fase negativa.

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Arriva l’inverno gente, quello vero.

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Negli ultimi giorni si è cominciato a parlare di inverno. Lo ha fatto lo UK Met Office, presagendo un’altra stagione difficile per l’Europa e più nello specifico per la Gran Bretagna, arrivando a dire che quello prossimo potrebbe essere per loro l’inverno più freddo degli ultimi 100 anni. Bontà loro, se le classifiche ex-post hanno poco senso, quelle ex-ante ne hanno ancora meno. Da noi lo ha fatto il CNR IBIMet, notizie riprese entrambe da Meteoweb (qui e qui), andando sempre nella direzione del freddo ma immaginando pattern atmosferici più continentali – e dunque siberiani – che non artici, come previsto invece dagli amici inglesi.

Il comune denominatore è dunque il freddo, ma gli approcci sono distanti in termini di dinamiche della circolazione emisferica. Difficile che si possa sperimentare un mix tra le due cose, anche se l’esperienza insegna che l’atmosfera ha sempre qualcosa di nuovo da mostrare.

Per parte nostra, proseguiamo nel solco tracciato negli anni scorsi e recentemente ripreso con il post di introduzione ai nostri outlook dell’ottobre scorso. Come leggerete, ci associamo al comune denominatore di cui sopra, ma l’analisi e le considerazioni sono abbastanza diverse e sono scisse in due parti, con il discorso che torna ad unirle alla fine. Quello che segue è forse il post di argomento meteorologico (con una strizzata d’occhio al clima stagionale) più interessante e meglio argomentato che abbiamo mai pubblicato, perciò, mettetevi comodi e, visto che si tratta pur sempre anche di una previsione, incrociamo le dita!

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Outlook inverno 2012 – 2013

di Carlo Colarieti Tosti

La situazione stratosferica nei piani medio-alti (tra 30 e 1hPa) è caratterizzata da una anomalia negativa di geopotenziale espressa attraverso l’indice NAM (Northern Annular Mode) con il recente avvicinamento alla soglia di +1,5. In letteratura tale circostanza suggerisce la possibile propagazione verso la troposfera della consistente vorticità stratosferica accelerando e chiudendo in sede artica il Vortice Polare Troposferico (VPT) instaurando quindi un periodo di Oscillazione Artica  (AO) positivo. Le conseguenze alle medie latitudini sono note e possono riassumersi in una generale tendenza a configurazione ad elevato indice zonale.

La situazione però non è così semplice da poter essere licenziata in breve. Spieghiamo perché.

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L’Outlook di CM: Si riparte!

Le attuali dinamiche della circolazione oceano-atmosferica e i possibili risvolti per la prossima stagione invernale

Come in ogni libro che si rispetti l’introduzione rappresenta l’espressione della sostanza del pensiero che poi troverà le argomentazione nei successivi capitoli, così con questo articolo cominciamo l’esercizio di prognosi dell’andamento della prossima stagione invernale anticipando, o meglio introducendo, gli ormai noti outlook di Climate Monitor.

Settembre e ottobre sono i mesi strategici per cercare di prevedere l’assetto atmosferico nel vivo della stagione autunnale e invernale. Infatti è proprio in questo periodo che il vortice polare stratosferico inizia i suoi primi vagiti e, proprio per la sua “fragilità”, subisce i forcing indotti dagli assetti oceanico e atmosferico suggerendoci dove andrà gradualmente ad approfondirsi. Le anomalie di altezza del geopotenziale che vanno evidenziandosi tenderanno ad accentuarsi nel corso dei prossimi mesi condizionando la circolazione generale e le zone del pianeta sottostanti, almeno fino a quando non cambieranno intensità e segno i vari forcing.

Iniziamo la nostra introduzione con l’analisi dei vari indici di interesse.

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Dalla Teoria ai Fatti – Ci torniamo su

Qualche settimana fa è uscito su queste pagine un mio breve commento che analizzava alcuni aspetti delle dinamiche della circolazione emisferica con specifico riferimento alla prevalenza o meno di flussi ad elevato indice zonale nel medio e lungo periodo. Un post nato per rispondere a quello che sembra essere un cambio di direzione di quanti sotengono l’ipotesi AGW. Dopo aver lungamente annunciato che avremmo assistito ad una sostanziale prevalenza di eventi riconducibili al caldo, scopriamo che questa ipotesi torna buona anche per gli eventi di freddo. In sostanza non solo “il tempo non è il clima finché non lo diciamo noi”, ma anche “il freddo viene dal caldo”. Da quel post è nata una discussione protrattasi fino ai giorni scorsi. Quanto segue intende essere una risposta di più ampio respiro – quindi più facilmente pubblicabile in forma di post – alle eccezioni sollevate da uno dei lettori che per comodità di lettura riportiamo di seguito:

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Dalla teoria ai fatti

Penso tutti, o comunque moltissimi, avranno ascoltato l’ultima delle tante versioni che gli studiosi affezionati all’ipotesi (sempre più tale) dell’Anthropogenic Global Warming (AGW) sono obbligati a confezionare per dimostrare la validità delle loro affermazioni.

Mi rendo conto che per molti c’è a rischio il posto di lavoro prima che della stessa “faccia” ma ora non si tratta più di difendere uno studio scientifico ma una evidente ideologia. Dalla metà degli anni ‘80 dello scorso secolo la tesi prevalente era quella per la quale avrebbe fatto sempre più caldo con una certa tropicalizzazione del clima nelle medie latitudini, introdotta da uno scivolamento verso nord delle note fasce climatiche. Quindi il caldo avrebbe portato sempre più caldo (chiara logica da retroazione positiva). Dalla fine degli anni novanta l’aumento delle temperature globali (sottolineo “desunte globali” per via di grosse approssimazioni) si è interrotto, e mostra negli ultimi anni, quindi già XXI secolo, una certa controtendenza.

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Be ready!

Ci siamo, la musica è cambiata. E non veniteci a dire che non ve l’avevamo detto. Lo so, non si dovrebbe mai bearsi delle proprie intuizioni, anche perché quando c’è di mezzo l’evoluzione delle dinamiche atmosferiche nel medio e lungo periodo c’è sempre il rischio di fare pessime figure.

Con la pubblicazione del nostro Outlook dei primi di gennaio, accompagnata dalla pubblicazione di una mappa delle anomalie del geopotenziale alla media troposfera, però, qualcuno aveva sottolineato il carattere scherzoso che accompagnava la trattazione, considerandoli degli amiccamenti inopportuni, quasi a voler sottendere che celassero una scarsa professionalità nell’afforntare l’argomento.

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